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Estratto da un racconto di Ethel Puzzo (I giorni di Lea copywright eTHelEnd) per partecipare alla quarta edizione del concorso

"DONNE PER L’8 MARZO" alla sezione espressione letteraria, organizzato da Donneuropee Federcasalinghe,Club delle Donne,A.C.O.D.,FIDAPA e Provincia Regionale di Siracusa.

 

Opera premiata Prima classificata

MISSION

di

Ethel Puzzo

Il bello della scrittura era per Lea questo saltellare dal presente al passato e viceversa. "Rivedere"metteva anche tutto quello che era stato vissuto angosciosamente in una luce molto più interessante,fredda e chiarificatrice.

Il problema del "ruolo" delle donne era il nocciolo per la comprensione della realtà. Finchè te ne stai buona ad accudire e curare persone e cose non hai neppure il tempo di chiederti se sia veramente quello il tuo destino, pensò.

Appena cerchi di fare qualcosa di diverso, più vicino ai tuoi desideri, alle tue inclinazioni, alla tua voglia di

stare al mondo magari con una diversa "mission", lì cominci a vedere ostacoli, scoraggiamenti,dissuasioni...

Finalmente per l’esercizio della scrittura non doveva Lea chiedere permesso o approvazione a nessuno, restava solo l’incertezza dell’altrui gradimento.

La sua memoria le sembrava un archivio "pressocchè infinito" come la memoria del pc, ma continuava a saltare sui "files"più remoti. Era stata sul punto di ritornarvi dopo la visita a Piazza Santa Lucia, ma di tutta l’infanzia le restava prepotentemente impressa la sua sola immagine con la gonnellina di panno di lana rossa, con grosse bretelle sopra una maglia a righe bianche e rosse, seduta sull’aiuola rotonda fiorita e fitta di vegetazione, sorridente con la rosa giallo-rosa appena colta protesa verso la macchina fotografica,i capelli legati a coda ma con la bionda frangetta scomposta dal vento, perlomeno così i colori del ricordo perchè in realtà si trattava di una foto in bianco e nero.Se l’era casualmente ritrovata fra le mani più volte nel corso del tempo, proprio quando non la stava cercando, magari mentre era alla ricerca di qualche documento, e adesso che l’avrebbe guardata di nuovo volentieri quella bambina felice e orgogliosa di sè e della sua felicità,non sapeva più dove poteva essere.Aveva trascorso un’adolescenza imbronciata, di questo si serbava una minuscola immagine dentro una piccola cornicetta d’argento in camera da letto, sul tavolino che era appartenuto al salotto della madre.

Era la vista da Via della Dogana sul porto piccolo, nel quale dondolavano ormeggiate le piccole imbarcazioni, a fare da trait d’union con quel passato.

Andava da piccola tutte le mattine a fare la spesa al mercato d’Ortigia, era più economico allora. Si metteva con la madre in coda sullo spiazzale dello sbarcadero di Via Arsenale e aspettavano la mano del pescatore Signor Garofalo che le faceva salire sulla sua piccola ma capiente barca di legno.

Si sedevano tutti sui due fianchi della barchetta cha partiva quando era completamente piena. Qualcuno a turno faceva girare il barattolo di latta per depositarvi dentro le cinquanta lire. I due remi fendevano lenti le placide acque e Lea s’incantava a guardare i disegni perfettamente simmetrici che tagliavano la superficie dell’acqua che si ricomponeva subito. Erano gesti fermi, precisi, sapienti quelli del pescatore, sempre uguali. Magari sapeva anche quanti colpi di remo lo separavano dall’approdo sul versante di Ortigia, al Piazzale delle Poste.

All’arrivo qualcuno sul piccolo molo prendeva la cima per accostare il fianco della barca alla scalinata da dove si risaliva. Al ritorno la sistemazione era un pò più difficile perchè bisognava fare attenzione ai sacchetti con la spesa.

Nel viaggio all’incontrario Lea volgeva lo sguardo indietro perchè le piaceva vedere Ortigia allontanarsi e questo aveva il sapore del ritorno a casa anche se quella traversata in sè durava pochi minuti.

Lea avrebbe continuato ad usare quel mezzo anche nel periodo della frequenza del Ginnasio, perlomeno finchè quel servizio non fu interrotto.

Solo da poco tempo, cioè circa quaranta anni dopo, aveva visto un cartello nei pressi dello sbarcadero Santa Lucia,a mo di avviso per turisti, con la scritta anche in inglese: "Barca per Ortigia-Boat to Ortigia".Sorrise, contenta.

Questi i pensieri di una domenica mattina qualunque senza più alcuna ansia o

aspettativa di fare chissà che, da quando Bill l’aveva lasciata.